Campagna elettorale, nessuna trasparenza sulle voci di spesa del movimento di Grillo

mov_5_stelleNon si sa molto di come il Movimento 5 Stelle stia finanziando la sua campagna elettorale. Martedì, da una piazza di Catanzaro, Beppe Grillo è tornato a ripetere: “Nessuno ci venga a dire che senza soldi la politica non si può fare. Noi siamo la dimostrazione del contrario. Non abbiamo preso un euro, eppure siamo la prima forza politica del Paese”. Iperboli a parte (difficile sia la prima forza politica, anche se i sondaggi dicono che può ambire almeno al terzo posto) la dichiarazione è interessante: non spende un euro, il Movimento di Beppe Grillo. Ma il suo leader sta girando il Paese con un camper toccando due o addirittura tre piazze al giorno. Come? Con quali soldi? 

Quando lo fece Matteo Renzi, aveva fatto una raccolta fondi ad hoc per la benzina (oltre alla famosa cena con i finanzieri intenzionati a sostenere la sua corsa, sicuramente servita per allestire palchi e affittare palazzetti). Anche i grillini raccolgono soldi, tutte leindicazioni sono sul sito di Beppe Grillo. Puntano a guadagnare un milione di euro per sostenere le spese del tour e degli avvocati. Finora ne hanno raccolti 393.506 grazie a 8.560 donatori. Alla voce spese sostenute, però, il conto è fermo a zero. A guardare il blog, quindi (l’unica fonte di informazione ufficiale a 5 stelle), finora Grillo ha viaggiato gratis. O a sue spese, come racconta qualcuno.


I più vicini dicono che probabilmente il comico sta anticipando soldi di tasca sua, che la Casaleggio associati (quella del guru che ha depositato il simbolo insieme a lui) non ha grandi entrate e di certo non le spende per il Movimento. Che la pubblicità su Internet è minima, e quella fornita da Google, notoriamente frutta pochissimo. E che forse, quando Beppe diceva che dopo la campagna elettorale tornerà a fare qualcosa nei teatri, pensava proprio a questo: a pagare le spese di un’impresa che di certo non può essere a costo zero.

Abbiamo provato a chiedere alla Casaleggio Associati. Abbiamo contattato una persona dello staff che insieme a Filippo Pittarello (la mente dei post su Internet) e Davide Casaleggio (il figlio di Gianroberto) fa parte della cerchia ristretta del comico. Sono quelli che hanno le password per gestire il blog. I registi del movimento a livello nazionale. Non ci hanno risposto a domande semplici come “Quanto costa il viaggio di Beppe? Chi lo paga? Sta anticipando qualcosa di tasca propria? Lo fa la Casaleggio Associati? Quando saranno pubblicate tutte le spese, come annuncia il sito? Quanto pensate di spendere? Per la vostra esperienza, il fund raising è sufficiente?”. Silenzio. Il che non è esattamente in linea con un movimento che fa della trasparenza la sua parola d’ordine. E che solo due settimane fa, con un post, chiedeva a Mario Monti e agli altri candidati come stavano finanziando la loro campagna. Quali banche anticipano loro i soldi. A quali condizioni.

Ma si sa, Casaleggio e Grillo hanno fondato i 5 stelle nel giorno in cui si celebra San Francesco di Assisi. Fanno del pauperismo la loro cifra, continuano a dire che la strada è la rete, che quella non costa, che il resto non serve. Dal basso, gli attivisti raccontano che si stanno autotassando per portare avanti la campagna. Spiega Davide Barillari, candidato alla presidenza della Regione Lazio: “Chi non ha un lavoro dà 10 euro, chi ce l’ha arriva a 200, da noi funziona così e penso sia lo stesso nelle altre regioni. Certo, abbiamo dovuto rinunciare ai manifesti. Ci affidiamo a Internet e al passaparola”. In Val d’Aosta, ad esempio, hanno pensato a una lotteria. “Non accettiamo finanziamenti pubblici o altre prebende – si leggeva qualche giorno fa sul sito locale – ma utilizziamo le donazioni fatte durante le serate e ai banchetti”. Così, gli attivisti hanno messo in palio un iPad, un volo di un’ora per tre persone sulla regione, un robot da cucina e due lettori multimediali. Prezzi del biglietto: 5 euro.

Tornando al livello nazionale, il Movimento ha rinunciato ai rimborsi elettorali cui avrebbe avuto diritto per l’ottimo risultato ottenuto in Sicilia. I suoi consiglieri hanno devoluto il 75 per cento dello stipendio a un fondo per il microcredito. Quando parla di abolire il finanziamento pubblico, non c’è ragione di dubitarne, Grillo fa sul serio. Le opacità però restano, e sono l’argomento preferito dei dissidenti o di chi – pur essendo in lista per le elezioni – critica da tempo la scarsa democrazia interna. Il fatto che nessuno conosca il nome dei donatori. Che non si sappia dove e sul conto di chi vadano quei soldi. Che non si conosca chi può accedervi. Insomma, che a sapere quel che in una forza politica c’è da sapere siano in pochi. E sempre gli stessi.

Fonte: LaRepubblica

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